Scoprire un territorio attraverso i suoi vini è un modo affascinante per conoscere la cultura locale. Non serve necessariamente essere intenditori per apprezzare la piacevolezza di un abbinamento e la bellezza di un racconto. In Alta Val D’Arda dietro a ogni grappolo c’è una storia di famiglia, dietro a ogni calice una tradizione da rispettare o innovare.
Ti conduciamo alla scoperta delle nostre tipicità: il Vin Santo di Vigoleno, il Monterosso Val D’Arda e una piccola zona di produzione con caratteristiche peculiari, la Val Chiavenna.
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Da uve passite si produce il Vin Santo di Vigoleno. Il colore va dal dorato all’ambrato, a seconda dell’invecchiamento. Sempre a seconda degli anni, al naso può essere delicato o intenso; in bocca è piacevolmente dolce, armonico, corposo, vellutato e molto persistente.
Senza tanto pensarci, l’abbinamento di tradizione è con la classica sbrisolona, la torta secca a base di farina di mais e mandorle, immancabile nel fine pasto a Piacenza e nelle valli.
Un connubio da provare per le tante sfaccettature che riserva è quello con il cioccolato fondente. Da provare, le “Gocce di Vigoleno”, prodotte in collaborazione con la cioccolateria Bardini di Piacenza: le uve passite imbevute di Vin Santo di Vigoleno sono ricoperte di cioccolato fondente, una delizia da assaporare con lentezza. Puoi degustarle e acquistarle al festival Vinoleno (e tra poco ti spieghiamo cosa sia).
Chi ama terminare il pasto con il formaggio, apprezzerà l’abbinamento con gli erborinati di capra e il campione locale, il Grana Padano, che fonde le sue scaglie sapide nella dolcezza vellutata del Vin Santo, in un contrasto di grande piacevolezza.
Ma il Vin Santo di Vigoleno basta anche a sé stesso: come vino da meditazione, si sorseggia goccia a goccia, lasciando che i suoi sapori e profumi persistano in noi. Su cosa meditare, ognuno valuti per il meglio!
Il Vin Santo di Vigoleno ha una storia antica: le prime tracce scritte della sua esistenza compaiono nel lontano 1539 in un inventario del castello, dove si parla di consumo di un vino molto pregiato all’interno del borgo.
Fino agli inizi del XX secolo la produzione di Vin Santo è regolata dalla parrocchia di Vigoleno. Con il passare del tempo i viticoltori della zona cominciano a vinificare in proprio le uve per il Vin Santo, utilizzando le stesse regole adoperate dalla chiesa negli anni precedenti e facendone uso, per lo più, per le feste di famiglia e le cerimonie importanti.
Tra queste regole, c’è quella che gli ha dato il nome: si chiama Vin Santo perché la pressatura delle uve dopo l’appassimento si svolge rigorosamente durante la settimana che precede il Natale!
Dal 1998 il Vin Santo di Vigoleno è una DOC Colli Piacentini regolamentato da un disciplinare di produzione piuttosto rigido, soprattutto in materia di uve: Santa Maria e Melara (minimo 40%), Bervedino e Trebbiano Romagnolo, per il restante.
Nel 2009 nasce l’Associazione del Vin Santo di Vigoleno DOC proprio per tutelare le peculiarità che rendono questo vino unico e singolare. Le 6 cantine aderenti condividono visioni e attitudine: insieme seguono alcuni passi della lavorazione, monitorati dall’enologo ufficiale, e producono circa 1200 bottiglie all’anno, un piccolo e prezioso tesoro.
L’Associazione mantiene viva l’enoteca nel borgo di Vigoleno dove potrai assaggiare tutti i Vin Santo dei produttori aderenti: alcune sono piccolissime realtà vinicole e l’enoteca è l’unico punto vendita in cui trovarle, l’occasione per fare un’esperienza di degustazione unica. Per prenotare una degustazione e conoscere gli orari di apertura dell’enoteca, visita il sito dell’Associazione.
Dice il detto “Sarà buono il vin di Francia, squisito quel del Reno, ma il vin di Vigoleno è il nettare miglior”: per fare arrivare questo adagio a più persone possibili è nata nel 2018 Vinoleno, la festa dedicata al Vin Santo a Vigoleno, organizzata in collaborazione con la Proloco.
La formula è quella dei banchi d’assaggio con forum, degustazioni guidate nel borgo e piccoli eventi collaterali. L’edizione estiva, nel mese di maggio, si svolge all’aperto per le vie del borgo e i giardini del castello; ha come tema il Vin Santo di Vigoleno e gli altri vini della Val d’Arda (e oltre!). L’edizione invernale, nel mese di novembre, si tiene all’interno delle scuderie del castello, sale private della residenza oggi hotel ristorante, e raccontano del Vin Santo di Vigoleno e di altri vini passiti.
Per conoscere date e programma, segui i nostri canali social o visita il sito visitvigoleno.it.
È la collina di Castell’Arquato a dare il nome al vino che è espressione più tipica del territorio valdardese: tra boschi e prati, i vigneti locali producono le uve che, unendosi, danno origine al Monterosso Val D’Arda.
A dispetto del nome, è un vino bianco, fresco e leggero. L’uvaggio unisce l’inconfondibile profumo della Malvasia di Candia Aromatica e del Moscato bianco, l’acidità del Trebbiano Romagnolo, la sapidità del Beverdino e dell’Ortrugo, la mineralità del Sauvignon bianco.
Il Monterosso Val d’Arda è un vino bianco leggero e beverino (11% vol.), il cui colore varia dal giallo chiaro paglierino al dorato. Ha un profumo delicato, mai troppo invadente, con possibili note di frutta come pesca e frutta tropicale. Il sapore è dolcemente morbido e ben bilanciato, con una gamma di gusti dal dolce al secco. Lo trovi in versione ferma, frizzante o spumante: scegli in base al tuo gusto personale e all’abbinamento desiderato.
Il Monterosso Val D’Arda secco è sempre un’ottima scelta come aperitivo, da accompagnare a salumi e chisolini. A pasto, puoi abbinarlo a primi e secondi di pesce, anche pregiati e crostacei, o carne bianca. Un consiglio: provalo con la trota al forno, cucinata con pomodorini olive e capperi o semplicemente con erbe aromatiche.
Nella versione amabile è una merenda rigenerante, con le ciambelline di Lugagnano; a fine pasto si accompagna volentieri a torte rustiche come la sbrisolona e la crostata o al cioccolato della Torta di Vigolo.
Si beve freddo ma non freddissimo: in questo modo potrai cogliere tutte le sfumature che ogni uva gli conferisce.
Il Monterosso Val D’Arda è DOC dei Colli Piacentini dal 1974, ma le sue origini sono antiche. È citato in un’antica testimonianza di viaggio di Papa III Farnese: nel 1536 il Papa, in cammino per incontrare a Nizza il Re di Spagna Carlo V e il Re di Francia Francesco I, fa tappa a Castell’Arquato, dove assaggia diversi vini. Nella trascrizione di un vivandiere si trova la descrizione del vino Monterosso come “perfetto et buono”. È poi il vino dei Visconti di Milano, che riforniscono le proprie cantine proprio con bottiglie della Val D’Arda.
Se oggi il Monterosso Val D’Arda è un vino di nicchia, il motivo è certo da ricercare nella sua produzione limitata. Coltivazione, vinificazione, invecchiamento e imbottigliamento devono avvenire infatti in un’area molto ristretta, compresa tra le colline di Alseno, Carpaneto, Castell’Arquato, Gropparello, Lugagnano e Vernasca. Dal 2011 ne promuove la conoscenza, insieme a quella del territorio, degli altri vini locali e dei prodotti tipici, il Monterosso Festival di Castell’Arquato.
Calice alla mano, percorri la Via della Barricaia: lungo questa antica strada lastricata del borgo medievale di Castell’Arquato, circa 30 cantine locali propongono le degustazioni di Monterosso Val D’Arda e di altri vini locali.
Questo è il cuore del Monterosso Festival, che si svolge nell’ultimo fine settimana di aprile: oltre alle degustazioni, il festival propone un ricco programma con masterclass per appassionati e intenditori, cucina locale, mostre d’arte, concerti, rendendo l’evento un’occasione di festa gastronomica e culturale. Per partecipare alle degustazioni occorre acquistare il calice della festival: passeggiare lentamente tra gli antichi edifici del borgo, sorseggiando vino e fermandosi di tanto in tanto a rimirare i colli circostanti, è un’esperienza di vero benessere.
Il programma cambia ogni anno e lo trovi aggiornato sul sito della manifestazione.
Le colline dell’Alta Val D’Arda nei comuni di Castell’Arquato, Lugagnano e Vernasca sono punteggiate da piccole cantine. Esiste poi una piccola zona di produzione dalle caratteristiche particolari, per terreni e clima. È la Val Chiavenna, nel comune di Lugagnano.
Ne parliamo con Claudia e Luca Saccomani, produttori della zona: come prima cosa chiediamo loro che caratteristiche hanno i loro vini nel panorama dei vini dei Colli Piacentini.
“I vini della Val Chiavenna sono mediamente più leggeri rispetto a quelli delle altre valli: qui i suoli sono più sabbiosi, questo significa meno grado e meno alcool. Il terreno consente di avere vini più leggeri non nel senso dispregiativo del termine: sono vini molto piacevoli, di facile beva.
La Val Chiavenna è un’area piccolissima, eppure.
“Pur essendo microscopica ci sono due zone ben distinte. Una è quella di fondovalle, dove si trovano Chiavenna Rocchetta e Prato Ottesola: lì si producono vini diversi rispetto alla zona più alta, quella di Diolo e Montezago, che ha un terreno più argilloso e una temperatura di circa 5 gradi più alta, con minori escursioni termiche. Il fondovalle è quindi terreno ideale per i bianchi mentre in quota si ottengono rossi di qualità.”
“I nostri bianchi hanno tutti una bassa acidità: sono sapidi e poco acidi. Hanno profumi che variano ovviamente in base al vitigno: al naso trovi i fiori bianchi nell’Ortrugo, i fiori d’arancio nella Malvasia, ma anche note erbacee. La Malvasia nel piacentino è tradizionalmente dolce e frizzante ma in tanti la produciamo anche secca e ferma: al naso ha gli stessi profumi, ma in bocca è molto più ricca.
Se parliamo dei rossi, la Bonarda profuma di mora e lascia tanto frutto in bocca. La Barbera ha una struttura più complessa, con una buona acidità: insieme alla Bonarda, è il taglio tipico del nostro Gutturnio frizzante.”
“Una storia curiosa ha l’uva Marsanne. Di origine francese – la leggenda vuole l’abbia portata Napoleone – qui in Val Chiavenna e in altre zone del piacentino è stata molto coltivata. Le barbatelle arrivavano con l’etichetta “vino champagne” e i nostri nonni hanno sempre chiamato il vino derivato, bianco e frizzante, “Sciampagnino”. Poi per ovvie ragioni non si è più potuto chiamare così, ed ecco che il nome è diventato Marsanne: noi lo produciamo ancora, e anche altre cantine lo fanno. Lo lavoriamo in purezza: è un vino piacevole e leggero, da provare.
“Puntiamo certamente più alla qualità che alla quantità.
La nostra zona negli anni ‘40-’50 era molto nota per la produzione di uva da tavola, che veniva esportata anche all’estero. C’è stato poi un cambio graduale, e la produzione si è spostata sul vino: c’è stata una grande collaborazione tra produttori in questo senso. Oggi in molte aziende, come nella nostra, stanno entrando le nuove generazioni: giovani che viaggiano, studiano, osservano in Italia e all’estero, portano nuove idee e il desiderio di alzare l’asticella.”
Il Gutturnio frizzante si abbina a tutto pasto, dall’antipasto con le 3 DOP di Piacenza – salame, coppa e pancetta – agli anolini in brodo, agli arrosti di carne. A parte il dolce, va con tutto!
I rossi fermi sono indicati per i secondi, le carni in umido, le lunghe cotture.
Tra i bianchi, Ortrugo e Monterosso Val D’Arda sono perfetti con aperitivo e antipasti, ma anche con gli arrosti di carne bianca e piatti di verdure.
Con i dolci, senza dubbio il Monterosso Val D’Arda dolce, la Malvasia dolce e i passiti.
Il territorio della Val Chiavenna si trova nel Parco Regionale Piacenziano e Stirone: vivi la sua unicità abbinando l’itinerario enogastronomico a quello naturalistico. I sentieri che salgono nella parte alta della valle sono costellati di gusci di conchiglie fossili, a ricordo di quando questa zona era sommersa dal mare, e il panorama regala viste emozionanti su vigneti, calanchi e boschi.
Per conoscere i sentieri o prenotare un’esperienza di guida, contatta lo IAT di Castell’Arquato.
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