Le tantissime varietà presenti garantiscono una fioritura in molti periodi dell’anno ma è sicuramente tra aprile e giugno che danno il meglio di sé. È affascinante osservarle da vicino e coglierne l’elegante complessità, ma ricorda che è assolutamente vietato coglierle o estirparle. Tra l’altro, sarebbe completamente inutile: non fioriscono altrove.
Le orchidee selvatiche crescono abbondanti in Alta Val D’Arda e in diverse altre zone dell’appennino piacentino; amano i terreni calcarei e soleggiati, le zone aride, i prati di montagna, dove l’attività dell’uomo non modifica il territorio.
La famiglia delle orchidee annovera circa 25.000 specie, divise in circa 700 generi: sono piante relativamente “giovani”, e questa enorme variabilità andrebbe messa in relazione a un’evoluzione ancora in corso.
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Spesso non superano i 50/60 cm di altezza e hanno infiorescenze piccole, da osservare con attenzione da vicino. Non mancano, come vedremo, le eccezioni.
Il fiore è costituito da sei parti, disposte in gruppi di tre, chiamate tepali interni o esterni a seconda della posizione; alcuni autori definiscono sepali quelli interni e petali quelli esterni.
Il tepalo centrale è il più vistoso, ha un colore differente dagli altri tepali e cambia a seconda della varietà. Si chiama labello: può essere lobato, avere delle gibbosità e perfino le sembianze di un insetto.
I fiori delle orchidee sono ermafroditi, cioè formati da organi che producono polline e organi che producono cellule uovo. L’impollinazione delle orchidee autoctone è tipicamente entomofila, cioè ad opera degli insetti che sono adescati dalle sostanze zuccherine della pianta, dal colore del fiore, dalla sua forma che talvolta ricorda appunto un insetto, e perfino dagli odori emessi.
Quando un insetto arriva su un fiore – per raggiungere il nettare o credendo di accoppiarsi con una femmina della propria specie – libera il polline, che si attacca alla sua testa trasformandosi in ignaro veicolo trasportatore.
Passeggiando sui sentieri dell’Alta Val D’Arda tra aprile e giugno puoi osservare molte orchidee spontanee. Ne indichiamo qui alcune di quelle più numerose, così potrai riconoscerle facilmente.
È una delle varietà più amate e diffuse, bellissima e vistosa. È detta purpurea dal vivace color porpora dei tepali, riuniti a cappuccio. La trovi nei prati ricchi di cespugli e nei boschi di latifoglie, ama l’ombra e il terreno calcareo.
Raggiunge altezze considerevoli, anche di 80 cm, con un’infiorescenza robusta, lunga a volte anche 20 cm: per questo è così visibile. Il labello è trilobato e molto grande, con un colore che vira dal bianco al rosa chiaro, punteggiato di macchioline rosse. Fiorisce da metà aprile a metà giugno.
Himatoglossum deriva dal greco himas, che significa cinghia, e glossa, che vuol dire lingua, dunque il suo significato è “lingua a forma di cinghia” e si riferisce evidentemente alla forma insolita e sorprendente del labello, lungo e nastriforme.
Può arrivare anche a 90 cm di altezza: ha foglie ovali oblunghe e un’infiorescenza morbida con molti fiori. Il labello è trilobato, bianco alla base e rossastro in punta, con macchie color porpora.
Vive su terreni calcarei, nei prati aridi e fra i cespugli. Fiorisce nei mesi di maggio e giugno.
L’infiorescenza porta da due a sei fiori, distanziati e molto grandi: i petali ripiegati all’indietro hanno una bella tinta rosa che digrada tra il lilla e il porpora. Il labello è scuro e peloso: ha un profilo che ricorda una sella o forse un insetto.
Questa specie cresce in prati aridi e incolti, fiorisce tra aprile e maggio raggiungendo un’altezza di 35 cm.
Il nome è composto dalla parola fucus, fuco, e flos, fiore: come è evidente, si riferisce all’aspetto del labello, molto simile a quello di un’ape. Ambienti d’elezione sono prati magri su terreni calcarei; tra aprile e maggio fiorisce, raggiungendo un’altezza tra 15 e 50 cm. L’infiorescenza è formata da 2 a 5 fiori, distanziati tra loro: i petali hanno un colore rosa e bianco con venature verdi.
Il nome deriva dal suo labello, che ricorda la forma di una buffa scimmietta a penzoloni. Centralmente è bianco rosato, con ciuffetti di peli porpora, agli apici ha un colore rosa intenso. È una pianta alta da 20 a 45 cm; ha foglie ovali e larghe, lunghe anche 20 cm, lucide e di colore verde chiaro. Fiorisce tra aprile e maggio.
Serapias deriva da Serapide, dio dell’Antico Egitto; vomeracea deriva dal latino vomer, organo dell’aratro, e si riferisce alla forma piegata del labello a fine fioritura. È di colore rosso scuro e articolato in due parti: quella superiore, più lunga, è rivolta verso il basso ed decisamente pelosa. Raggiunge i 40 cm di altezza; fiorisce tra maggio e giugno, nella provincia di Piacenza solo in Val D’Arda.
Fusca deriva dal latino fuscus e significa scura: si riferisce alla colorazione del suo labello, di un bruno porporino con riflessi azzurro-violetti, bordato di giallo. Il fusto, che raggiunge i 30 cm di altezza, ha un numero di fiori variabile, a volte anche 10. I tepali sono giallo-verdi, il labello ha una forma oblunga e un aspetto vellutato.
Se cammini sulla sommità del Monte Giogo tra aprile e maggio, è praticamente impossibile che tu non ti imbatta nelle orchidee che ti abbiamo appena illustrato: cercale, osservale con rispetto, fotografale.
Ovviamente nel percorso troverai anche altre varietà e altri fiori spontanei, come la poligala maggiore, il giglio caprino, il Muscari Comosum (lampascione selvatico), il gladiolo italiano, per non parlare delle spettacolari ginestre, che accendono con la loro luce tutta la passeggiata.
Clicca qui per scaricare il percorso A23 Anello del Monte Giogo.
Sempre nel comune di Lugagnano, puoi percorrere il Sentiero delle Orchidee: superata di poche centinaia di metri Madonna del Piano, verso il Parco del Moria, dalla segnalazione stradale di Cascina Rivali il sentiero si snoda tra i saliscendi del crinale che separa la Val d’Arda dalla Val Chiavenna. Il percorso è semplice e senza grandi dislivelli: una cartellonistica essenziale illustra le varietà che incontrerai nel cammino.
Per la scrittura di questo articolo è stato fondamentale il testo “Un mondo sconosciuto alle porte di case: orchidee spontanee in Val d’Arda” del Prof. Giovanni Zanchieri, indimenticato cultore della materia, al quale si deve anche l’idea del Sentiero delle Ginestre. Cogliamo qui l’occasione per rendere omaggio al suo lavoro.
Per la maggior parte delle bellissime immagini qui pubblicate e altre indicazioni utili, ringraziamo il Sig. Remo Schiavi.
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